I LUTTI DA CORONAVIRUS

L’amore ci fa sentire nemica la morte, ma l’amore per chi è morto ci può parlare della vita. Enzo Bianchi

Trovare le parole giuste per parlare di tutti i lutti che abbiamo vissuto in questi due mesi è difficile. Sono morte migliaia di persone: parenti, colleghi, amici, vicini da casa, negozianti. Persone che facevano parte della nostra quotidianità e che improvvisamente se ne sono andate. L’impossibilità in questi mesi di celebrare i lutti e di fermarci a salutare i nostri cari con funerali e riti di commiato, può innescare alcuni meccanismi complessi: il lutto inibito e il lutto cronico.

Proprio per questo è bene valutare alcuni piccoli spunti di riflessione sul lutto:

  • I lutti sono tanto più intensi quanto più era intimo il legame con la persona che è morta.
  • Il lutto, per quanto doloroso, è una risposta fisiologica e da non medicalizzare.
  • E’ normale avere delle reazioni di lutto, significa che stiamo iniziando a interiorizzare e metabolizzare la perdita.
  • Le reazioni di lutto sono collegate a sentimenti di profonda tristezza e nostalgia, di perdita irrimediabile, all’emergere di ricordi e immagini della persona scomparsa.
  • Il periodo del lutto può essere caratterizzato da: insonnia, inappetenza, difficoltà di concentrazione e senso di stanchezza.

Le fasi del lutto sono diverse e possono alternarsi nel tempo (Bowlby):

  1. Fase della protesta: si avverte un sentimento di profonda incredulità e delusione per la morte e si reagisce con angoscia, paura e rabbia;
  2. Fase della disperazione: i ricordi si fanno più intensi e compaiono irrequietezza, irritabilità, mancanza di motivazione, tendenza a evitare i rapporti sociali e disturbi somatici;
  3. Fase della nostalgia: man mano che ci si rassegna alla perdita, si avverte un profondo coinvolgimento nei ricordi della persona deceduta e, contemporaneamente, un distacco dal mondo che appare privo di significato;
  4. Fase della riorganizzazione e dell’accettazione, caratterizzata dalla rielaborazione, sul piano cognitivo e affettivo, della relazione con il defunto e dalla riapertura al mondo.

Normalmente il lutto ha bisogno di tempo, ci vogliono dai 6 ai 12 mesi per integrare, metabolizzare e iniziare una fase di riorganizzazione della propria vita dopo un lutto. E’ importante concedersi dei momenti per i ricordi e per piccoli riti di saluto una volta finita l’emergenza. Prendiamoci cura della tristezza, della malinconia, della nostalgia che ogni tanto, in questi giorni frenetici e di turni ospedalieri massacranti, possono sopraggiungere negli operatori.

Proprio per l’unicità di questi lutti al tempo del Coronavirus, che per la prima volta nella storia moderna non possono essere celebrati, è importante mantenere un monitoraggio verso noi stessi e valutare se le emozioni collegate al lutto persistono in modo troppo intenso, nonostante il passare dei mesi. In questo caso è fondamentale chiedere aiuto.

Dr.ssa Nicole Adami- Psicologa Psicoterapeuta